Mama tandoori di Ernest Van der Kwast

Mama tandoori di Ernest Van der Kwast

Lo scorso mese il mio gruppo di lettura si è incontrato per parlare di Leggerezza. Nel gruppo ognuno può portare il genere letterario che preferisce l’unica regola è spiegare come mai lo associa alla leggerezza.

Emanuela ci ha portato questo libro dicendo: “E’ una storia tragica, ma fa ridere, si legge piacevolmente e alla fine anche nella vita di tutti giorni io e mio marito, a cui ho fatto leggere il libro che gli è piaciuto anche se non è il suo genere di lettura, ci troviamo a citarlo”

Questa recensione mi ha incuriosito e alla sera avevo già il romanzo sul mio kindle.

Il libro l’ho divorato, in due sere l’avevo concluso.

Ho riso, ho pianto, ho pensato e alla fine mi sono detta che è proprio vero che nella vita le cose cambiano a seconda di come le guardi.

Ecco perché in questo momento difficile ho pensato di condividere questo libro con voi… perché ogni situazione è più leggera se la si affronta con un sorriso

Vi presento Mama Tandoori

Una famiglia multietnica e spesso in viaggio

In questo libro Ernest ci racconta la sua famiglia metà indiana e metà olandese che vive tra India, Olanda e Canada.

Una famiglia composta dalla forte e determinata Veena, madre indiana che controlla tutta la famiglia; dall’anatomopatologo Teo Van der Kwast padre ironico, un po’ assente, completamente assoggettato alla moglie e da tre figli di cui il primo portatore di deficit e il più giovane che è proprio il nostro Ernest che ci racconta la storia della sua famiglia in prima persona.

Intorno a loro ruotano la tenace nonna Voorst che non si fa problema a presentarsi nuda al balcone del pensionato in cui risiede e l’enigmatico zio Herbert che rifiutando le regole imposte dai Van De Kwast parte per l’America con due valige piene di carta e per quarant’anni viaggia rincorrendo un sogno a cui non rinuncia nonostante ai successi, immancabilmente, si alternino insuccessi che lo costringono a ricominciare tutto da capo.

Mama tandoori … una mamma indimenticabile

Al centro di tutto c’è lei: Mama Tandoori soprannominata così da Ernest in ricordo di quel fantastico pollo indiano che si cucina appunto in questo forno speciale (e di cui io ho provato una ricetta più “italiana” che vi scrivo infondo al post)

Mama Tandoori è impicciona, imbarazzante, possessiva.

Avendo sofferto la fame e la miseria ora passa la vita seguendo il motto “Gratis è bene” e facendo incetta di roba in offerta o di cose che gli altri non vogliono più nel desiderio un giorno di portarle in India e far felice tutta la popolazione.

Il risparmio e le offerte sono la sua ossessione al punto che Ernest racconta:

Bombay, la città dove sono nato. Ancora oggi non capisco perché i miei due fratelli siano nati in Olanda e io invece in India, e perché mio padre si trovasse a Rotterdam mentre mia madre mi stava dando alla luce a Bombay. Posso ipotizzare che sia stato per via di una qualche offerta speciale. Le promozioni esercitano su mia madre un’attrazione incredibile, proprio come un drappo rosso fa imbestialire un toro.

Mi immagino uno scenario tipo questo: con Air India i bambini volano gratis. All’andata l’offerta prevede tre viaggiatori al prezzo di uno. E al ritorno addirittura quattro al prezzo di uno. Mio padre doveva restare a casa. E così fece, costretto o meno da mia madre.

 Mama tandoori è una donna che ha sofferto e che continua a soffrire, ma che trova nell’accumulo di oggetti gratuiti un certo risarcimento per le sue sofferenze arrivando per questo a fare cose folli,

Ad esempio, dopo aver portato il primogenito a Lourdes per chiedere il miracolo della guarigione dal suo deficit mentale porta via con sé 18 taniche di acqua santa ovviamente gratuita come risarcimento per il non avvenuto miracolo.

Ernest ci racconta di questa madre e della sua famiglia in modo ironico, ma pieno di amore e con uno sguardo sempre pronto a giustificare ogni azione.

Lui sostiene che il romanzo sia vero al 95%, la madre che trova il suo essere scrittore l’ennesima tragedia famigliare, lo trova vero al 5%

Leggiamo insieme l’inizio del libro

Tutto cominciò con due valigie. Mia madre arrivò in Olanda nel 1969 con due valigie piene di bracciali, collane e orecchini. Affittò una stanza in una casa di riposo, dove iniziò a lavorare come infermiera.

Nascose le valigie sotto il letto, secondo gli indiani il posto più adatto per custodire oggetti di valore. Una volta mia madre mi confidò: «I ladri non guardano mai sotto il letto». Mio padre mi sussurrò all’orecchio: «In India quasi nessuno ha un letto».

Per anni le valigie rimasero sotto il letto di mia madre. Finché un giorno mio padre, un uomo goffo con le orecchie a sventola, il tipico olandese, si innamorò di quella donna esotica che vedeva in mia madre. Non so esattamente come andarono i fatti, e in realtà neanche lo voglio sapere. Ad ogni modo: a un certo punto le due valigie furono trasferite in un piccolo appartamento sulla Bloemstraat e finirono sotto un letto matrimoniale. Mio padre studiava medicina, tutto il giorno immerso in una pila di libri da cui spuntavano solo le orecchie a sventola. Mia madre faceva l’infermiera e portava a casa la pagnotta, o nel suo caso il naan.

Una volta mi confidò: «Tuo padre era povero come un ratto di Delhi». Mio padre mi sussurrò all’orecchio: «Magari fossi stato un ratto di Delhi».

L’appartamento sulla Bloemstraat era rumoroso, sbilenco e puzzava più delle ascelle di mio padre. Stando alla versione di mia madre, almeno. Ormai non c’è più modo di appurarlo. Le case della Bloemstraat sono state demolite; dove una volta abitavano i miei, oggi sorge un palazzone enorme.

Il tempo è un mostro che tutto fagocita, onnivoro e insaziabile. La puzza delle ascelle di mio padre, però, non l’ha risucchiata, quella sembra indelebile. A sentire mia madre dipende dal lavoro che fa: è un anatomopatologo.

«Cos’è questo odore?» chiedeva spesso mia madre a tavola.

«Mmm…» rispondeva mio padre. «Il pollo tandoori.»

«Questa è puzza di cadavere! Il tanfo dei morti rovina il mio cibo.»

Mio padre, avvicinando il naso al piatto: «Squisito!» esclamava, «pollo tandoori».

«Sono le tue ascelle» gridava allora mia madre.

«Il tanfo dei cadaveri ti si appiccica alle ascelle! Devi tenere le braccia attaccate al busto!» Quando ripenso al passato, mi torna alla mente l’immagine di mio padre, seduto a capotavola, con le braccia premute a forza contro il busto e le posate che gli ciondolano goffamente dalle mani.

Da ragazzo non sono mai andato a trovarlo al lavoro per paura di beccarlo con le braccia affondate fino alle ascelle in un cadavere.

A chi lo consiglio?

Questo è ovviamente un libro per adulti, ma so che ha divertito molto anche lettori appena diciottenni che nel ruolo di figli con madri impiccioni e ossessive spesso ci si identificano benissimo (che poi le madri siano davvero come un figlio le vede è un altro discorso).

È un libro piacevole da leggere, che si può suddividere un po’ ogni sera prima di andare a letto senza paura di perdere il filo del discorso.

Un libro che vi consiglio per sorridere e pensare e perché sono certa che ognuno di noi ha qualche parte di sé e della sua famiglia che ritroverà tra i ritratti di Ernest

Un pollo Tandoori … all’italiana

Non sono molto brava in cucina, quindi per questa ricetta mi sono fatta aiutare da un amico più bravo ai fornelli perché vi dico già che per fare un pollo Tandoori ci vogliono due giorni.

Immagine presa dal web

Si puliscono le cosce di pollo e si incide la carne con un coltello affilato fino ad arrivare alle giunture.

Le si mette in un contenitore, meglio se di vetro, a marinare con il succo di un limone o di lime per un paio d’ore

Nel frattempo potete preparare un miscuglio con: un cucchiaio di spezie tandoori, 3 spicchi d’aglio tritati, 1 piccola cipolla tritata, mescolato tutto nello yogurt greco (circa 250 ml per 4 persone).

Inseriamo il pollo nel miscuglio e lasciamolo immerso per tutta la notte.

Il giorno dopo, quando preparate il pranzo, scolate la marinatura e mettetelo sotto il grill del forno a 220 °C fino a quando non è cotto (sicuramente più di 30 minuti)

Nella ricetta manca un colorante rosso che però non abbiamo trovato in nessun supermercato.

Il nostro pollo non sarà sicuramente indimenticabile come quello di Mama Tandoori però ne siamo rimasti soddisfatti.

Se ci provate fatemi sapere come va ?


Titolo: Mama Tandoori

Autore: Ernest van der Kwast

280 PAGINE

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