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I bambini intervistano Anna Lavatelli

I bambini intervistano Anna Lavatelli

 

 

Ci sono libri che ti colpiscono, che ti strappano un sorriso o che ti toccano il cuore e poi ci sono scrittori a cui ti affezioni subito perché sono ironici, sensibili e nonostante abbiano già ottenuto molti successi si emozionano e ringraziano ancora chi li legge quasi con stupore.

Questa è stata la mia esperienza con Anna Lavatelli.

Abbiamo letto “Ti voglio bene, Prunello” e “Camilla e i calzini sperduti” in classe. I bambini si sono subito appassionati al punto che ne sono usciti dei laboratori che presto vi racconterò. Poi ho conosciuto Anna e le ho chiesto di rispondere alle domande che spontaneamente i bambini mi avevano fatto. Ne è uscita quest’intervista che oltre a dare spunti interessantissimi è piacevole da leggere per l’ironia e la passione che  traspare in ogni parola.

Buona Lettura!

 

Raccontaci chi sei?

Libri e fornelli, così mi posso presentare. Infatti mi piace scrivere e cucinare. Tra le due cose corre un legame stretto, se ci pensate: il cibo si prepara per stuzzicare l’appetito, i libri si scrivono per stuzzicare la voglia di leggere. Sempre stando attenti a non bruciare l’arrosto o a ‘stufare’ il lettore. Io mi impegno affinché non succeda mai, in entrambi i casi.

Perché e quando hai deciso di fare la scrittrice?

Ho cominciato a scrivere nel ‘lontano’ 1979. E ho cominciato per noia, perché ero in vacanza e non sapevo come passare il tempo. Benedetta noia, che mi ha fatto scoprire questa passione!

Dove trovi le idee per i tuoi racconti?

C’è un flusso continuo di idee intorno a noi: persone e oggetti ci raccontano continuamente qualcosa. Lo scrittore ha orecchie per ascoltare. E quando trova qualcosa che lo ‘colpisce’, allora fa nascere una storia.

Quanto tempo impieghi per scrivere un libro? Lo modifichi spesso?

Dipende dalla complessità della storia. Ad alcune di esse si dedicano anche molti mesi. Il lavoro più lungo è poi la revisione. Si rilegge il testo una infinità di volte!

 

In riferimento al libro “Ti voglio bene Prunello” 

Come mai hai scelto di scrivere un libro sulla natura?

Perché senza la natura non c’è più vita sulla terra.

Qual è il gesto più coraggioso che hai fatto in vita tua?

Lasciare il mio lavoro per fare solo la scrittrice.

 

Come hai fatto ad inventare questa storia, a che cosa ti sei ispirata per creare la relazione tra Agata e Prunello?

Ho un pruno, bellissimo in giardino. Ed ho assistito alle sue ‘piogge di petali’. Agata sono io, gli alberi mi sono sempre piaciuti, fin da piccola. Nel giardino di casa, avevo addirittura ‘battezzato’ gli alberi: Cosette il salice piangente, Ulisse la quercia, Heidi il pesco, Scrooge l’agrifoglio, Tommy River l’albicocco, … Su quest’ultimo mi arrampicavo con un libro. Bellissimo posto per leggere d’estate, all’ombra e con la frutta a portata di mano.

 

 

In riferimento alla storia “ Camilla e i calzini sperduti”

Come mai hai creato una famiglia in cui tutti hanno un nome che inizia con la C?

Un po’ per far sorridere, ma un po’ per logica. Se una famiglia ha problemi con i calzini, allora i nomi cominceranno con la lettera C.

Anche tu conservi un calzino speciale come quello piccolissimo del libro?

No, nessun calzino. Ma è una bella idea, conservare i calzini da neonato. Che poi quando sei grande ti chiedi: ‘Ma come ci stava dentro il mio piede?’.

Come hai fatto a inventare la soluzione al problema, a cosa ti sei ispirata?

Logica della fantasia. Una lavatrice che gira tutti i giorni, tende a guastarsi (chiedete ai vostri genitori, confermeranno). E dunque potrebbe anche darsi che qualcosa le rimanga ‘sullo stomaco’… In fondo la lavatrice ha una bocca, che è l’oblò. E ha anche un tubo di scarico. Insomma, quasi come un apparato digerente. Se hai immaginazione, è facile giocare con queste immagini.

Quale consiglio ci daresti per poter scrivere delle belle storie come fai tu?

Uno solo: leggere, leggere, leggere, leggere……..

 

Se quest’intervista vi è piaciuta e avete altre domande da fare ad Anna scrivetele nei commenti

 

La fotografia di Anna Lavatelli è stata scattata dalla fotografa Marina Caccia

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