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L’inventore di sogni: recensione e laboratorio di scrittura creativa

L’inventore di sogni: recensione e laboratorio di scrittura creativa

Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile…

…Fu solo quando era ormai già grande da un pezzo che Peter finalmente capì. La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto. E a quanto pare questo dava fastidio

Inizia così “L’inventore di sogni” di Ian McEWan e già da queste parole ho capito che avevo davanti un libro speciale che avrei amato tantissimo, ma non immaginavo all’inizio che questo sarebbe stato un libro così speciale da parlare ai ragazzi di 8 anni anni così come agli adulti.

Questo è un post molto speciale perchè scritto a 4 mani: io vi racconterò come l’hanno accolto e approfondito i bambini mentre la fantastica Elena Tonini (che potete conoscere QUI) vi racconterà perchè questa è una storia di confine

L’inventore di sogni… evadere dalla realtà a volte serve per capirla meglio

Come avrete capito Peter è uno di quei bambini sempre con la testa tra le nuvole, che sogna ad occhi aperti e continuamente si estranea dalla realtà perdendosi nei suoi pensieri pur facendo una vita normale piena di amici, di sorelline da accudire, sport, …

Il suo perdersi nei suoi pensieri, oltre a creare scene molto divertenti, preoccupa chi gli sta vicino poiché in una società in cui cerchiamo di avere il controllo su tutto avere a che fare con un bambino che non sai mai a cosa sta pensando dà fastidio.

Peter in realtà si perde in un mondo immaginario pieno di avventure inquietanti e rocambolesche in cui tutta la famiglia scompare grazie ad una pomata Svanilina o in cui lui ha uno scontro con La Cattiva, una bruttissima bambola della sorella che lo guarda in cagnesco dalla mensola.

 

A chi lo consiglio?

Lo consiglio a:

– tutti i lettori dagli 8 anni in poi,

-agli adulti che vogliono avvicinarsi al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza;

– a chi ha voglia di un libro su cui riflettere, fare due risate… e sognare.

Peter è un bambino che incarna tanti bambini con la loro visione del mondo alternativa e anticonvenzionale e che può essere da stimolo anche per gli adulti che abbiano deciso di guardarsi dentro (e fuori) con occhi diversi

Scopriamo perchè questa è una storia di confine?

McEwan, è uno scrittore trasversale, che spesso colloca al centro dei suoi romanzi il mondo dei bambini. Così ha fatto per questo che può essere ormai considerato un vero e proprio classico, amato da adulti e ragazzi.

Il titolo originale inglese, The Daydreamer, ha una sfumatura diversa rispetto alla traduzione italiana: Peter, più che inventarli, i sogni li vive ogni giorno ad occhi aperti. È un bambino di dieci anni, appunto, che abita con la propria famiglia, padre, madre e sorella, i quali ben conoscono la sua tendenza a sognare ad occhi aperti e ad estraniarsi dalla realtà: la accettano così come sono soliti fare gli adulti, talvolta tollerando talvolta arrabbiandosi con lui.   Peter viene infatti rimproverato spesso a causa delle continue disattenzioni che lo portano a dimenticare ad esempio la sorella sull’autobus o a impiegare un’eternità di tempo ad eseguire i compiti in classe a scuola, luogo da lui detestato.

 Dentro la storia…

Svegliandosi al mattino Peter non apriva mai gli occhi prima di aver risposto a due semplici domande. Uno: chi ero, già? Ah, sì, Peter un bambino di dieci anni e mezzo. Due, sempre con gli occhi chiusi: che giorno è oggi?E la risposta gli piombava addosso, realtà palpabile e ferma come una montagna. Martedì. Un altro giorno di scuola.

La prima domanda gli serve per ricordarsi chi è nella miriade di viaggi fantastici che è abituato a vivere, la seconda, ahimè, lo ricollega inesorabilmente alla realtà. E Peter fugge la realtà, speso noiosa, inventandosi storie bellissime da vivere ad occhi aperti.

Un giorno, ci dice McEwan, quelle stesse avventure che Peter immagina di vivere, prenderanno corpo sulla carta,.

Lo scrittore riesce a tratteggiare mirabilmente quell’età fertile e creativa a livello immaginifico che è l’infanzia. Peter, dice McEwan capirà solo molto tempo dopo, una volta diventato grande da un pezzo, per quale ragione gli adulti lo consideravano un bambino difficile: ai grandi non piacciono molto i bambini che non parlano perchè sono sempre sicuri di sapere cosa accade dentro la testa di un bambino, ma se questi non parla diventa difficile classificarlo e comprenderlo.

Peter come tutti i bambini è destinato a diventare adulto. Questa consapevolezza ad un certo punto lo coglie all’improvviso e quasi lo paralizza, salvo rendersi conto poi che anche nei panni dell’adulto che diventerà, potrà conservare parte di quella magia che è capace di creare.

Ora che grazie ad Elena siamo entrati nelle pieghe del libro, scopriamo insieme il percorso narrativo didattico creato con i bambini dopo aver letto questa storia

Perché scrivere un libro sui sogni ad occhi aperti?

La risposta ce la dà Peter stesso:

Se si fosse sprecato un po’ meno tempo a stare insieme e a convincere gli altri a fare lo stesso, e se ne fosse dedicato un po’ di più a stare da soli e a pensare a chi siamo e chi potremmo essere, allora il mondo sarebbe stato un posto migliore, magari anche senza le guerre.

Tutto quello che Peter vuol fare è evadere dalla realtà, costruirsi un mondo immaginario bizzarro che piacerà ai più piccoli, ma anche agli adulti.

Ian McEwan ha trovato il modo per mostrare come il sogno possa essere un’evasione, ma al tempo stesso darci una chiave di lettura alternativa della vita di tutti i giorni, per meglio interpretare il quotidiano.

Dedicarsi un tempo lento fatto di sogni, di riflessioni… di nulla

Peter non è un bimbo emarginato ha i suoi amici, gioca con sua sorella, … però conosce lo straordinario potere del tempo lento, quello del sogno, della riflessione, del guardarsi dentro.

Vi ho già parlano del tempo lento (qui) e dell’importanza che noi genitori dobbiamo dare al tempo lento dei nostri figli (qui), ma questo libro va oltre e invita ognuno di noi a ritagliarsi il proprio tempo per sognare, per pensare e per decidere chi vuole essere.

Uno spaccato adolescenziale e famigliare che fa riflettere grandi e piccini

McEwan ci racconta le situazioni famigliari in modo ironico, ma anche profondo e terribile mostrando come i bambini e gli adolescenti spesso giochino il ruolo di vittima e carnefice insieme all’interno dei contesti famigliari.

Se leggete o fate leggere questo libro a bambini dai 7 ai 10 anni forse la cosa che più li colpirà è il lato ironico e surreale del testo, ma se lo regalate ad un adulto o ad un adolescente certamente saprà leggere tra le righe tematiche più profonde: i benefici della solitudine e della riflessione in una società omologante, il ruolo degli adolescenti in famiglia, il ruolo catartico della fantasia, …

Un laboratorio di sogni

Questo libro mi ha toccato così profondamente che ho deciso di condividerlo con le mie classi di quinta elementare.

Ho letto loro il primo capitolo, quello in cui Peter si presenta e ci mostra la sua vita sempre in bilico tra sogno e realtà, poi ho chiesto di fare un disegno scegliendo tra:

– Un pezzo della storia;
– Un sogno ad occhi aperti che il bambino aveva fatto;
– Un’emozione che storia o sogno aveva suscitato

 

Finito il disegno individuale siamo poi passati a creare un sogno condiviso attraverso alcuni passaggi:
– Ogni bambino ha scelto due cose del suo disegno che gli piacevano, le ha ritagliate e incollate in un cartellone condiviso;

– Quando tutti avevano attaccato i loro disegni, ogni compagno ha potuto ritagliare un particolare di un disegno non suo e incollarlo sul cartellone;
– Finito di incollare i bambini si sono scambiati i disegni, ognuno ha incollato il disegno scelto su un foglio di carta e l’ha “ricostruito” trasformando i buchi dovuti ai ritagli in qualcosa di diverso da ciò che c’era prima;


– Mentre gli altri disegnavano, i bambini a coppie si alternavano a lavorare sul cartellone: ogni coppia, armata di pastelli a cera, poteva disegnare sul cartellone ciò che voleva per contribuire a legare le immagini incollate in piccole scenette

– Abbiamo guardato i disegni “ricomposti” di ogni bambino e vi abbiamo attribuito un genere letterario che ci suggeriva;
– Alla fine ogni bambino, partendo dal disegno ricomposto e dal genere letterario suggerito dai compagni ha scritto una storia introducendovi due scene di quelle che si erano create nel cartellone e ne sono usciti testi meravigliosi

Perché vi consiglio questo laboratorio?

Forse scritto così nero su bianco può sembrare un’esperienza un po’ macchinosa in realtà questo percorso ha aiutato tantissimo i bambini a collaborare, a raccontarsi e a creare testi interessanti e ricchi.

Il lavoro artistico che è stato fatto all’inizio e tutte le riflessioni che sono uscite nelle diverse fasi hanno aiuto anche i bambini che faticano di più ad esprimersi a trovare idee e le parole giuste per raccontarsi

 

TITOLO: L’inventore di sogni
AUTORE: Ian McEwan
Casa editrice: Einaudi Super ET
Traduttrice: Susanna Basso
Numero di pagine: 105
Consigliato dagli 8 anni in poi

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